In ricordo di Giuliano Vecchi
La famiglia, la Fondazione Sias e Confcooperative Modena, congiuntamente, si sono riunite il 12 ottobre scorso nella chiesa della parrocchia della Beata Vergine Addolorata di Modena per ricordare con la celebrazione della messa Giuliano Vecchi (per molti di noi semplicemente Giuliano), scomparso a 86 anni nella notte tra il 13 e il 14 settembre scorso.
Ricordare Giuliano è come ripercorrere con lo sguardo dei cattolici democratici modenesi la formidabile stagione di impegno nazionale che ha condotto l’Italia fuori dalla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri.
Formato dall’esperienza educativa dell’Istituto giuseppino del “Sacro Cuore”, alla chiamata di Ermanno Gorrieri Giuliano risponde con quella generosità e quell’entusiasmo che gli erano riconosciuti da tutti e in pochi anni diventa un punto di riferimento per il movimento cooperativo locale: nella stagione politica delle tre tessere (Dc, Cisl, Acli) per Giuliano il fare politica era subordinato all’essere cooperatore.
Entra in Confcooperative Modena, meglio, dovrei dire all’Unione cooperative di Modena (perché così si chiamava l’organismo cooperativo), e ne diviene direttore dal 1961 al 1969. Sono gli anni costitutivi delle Regioni e Giuliano si sposta a Bologna per dirigere Confcooperative Emilia-Romagna (dal 1968 al 1975). Non tralascia di occuparsi di Confcooperative nazionale con Dario Mengozzi e si impegna nella nuova stagione del “rinnovamento confederale” ricoprendo l’incarico di segretario generale dal 1975 al 1983; è il tempo dei Piani Verdi di Marcora.
Si tratta di un periodo lungo, intenso. Il lavoro è tanto ed emerge quella capacità di Giuliano di coinvolgere le persone, di fare progetti sempre con la persona, il cooperatore, al centro. All’Unione si vive l’epoca delle duecento serate all’anno fuori casa per i dirigenti dell’organizzazione, la stagione dell’impegno quasi ininterrotto, h24, che porta Modena ai vertici di Confcooperative. Ed è anche il periodo dell’amicizia vera con i collaboratori e
verso tanti cooperatori della nostra provincia, collante di quel rapporto di fedeltà all’Unione di cui hanno goduto anche le dirigenze successive.
Non che mancassero le discussioni, il confronto sui progetti, sugli obiettivi, lo scontro dialettico; ma alla fine tutto si riconduceva alla ricerca di una cooperazione vera, non luogo di affari, ma campo di solidarietà.
Dopo una fase di difficoltà della Confcooperative nazionale, rievocata recentemente (in occasione della presentazione del libro su Dario Mengozzi) dall’ex presidente Luigi Marino con parole di sentito apprezzamento verso Giuliano, il nostro diviene presidente di Modena dal 1987 al 1996.
Il suo ultimo incarico è la presidenza della cooperativa agricola Corte d’Aibo.
Ha scritto Franco Chiusoli, anch’egli protagonista del percorso regionale e nazionale di Confcooperative: “Giuliano è stato la spina dorsale del movimento in Emilia-Romagna, dando concretezza, muscoli, contenuti, al pensiero di Giovanni Bersani”.
E di Ermanno Gorrieri aggiungiamo noi.
Si tratta della capacità di pensare in grande, di intestarsi grandi progetti e, nel contempo, di essere attenti alle singole realtà associate, anche quelle più piccole.
Si tratta di intervenire sulla redistribuzione del reddito, favorendo il protagonismo dei produttori, rendendoli consapevoli del valore del lavorare insieme: una palestra nel contempo di democrazia economica e di esperienza democratica poggiata sui corpi intermedi del Paese.
Va ricordata a questo punto la collaborazione con i tanti sacerdoti pronti ad aprire le sagrestie, a farsi carico dei problemi economici e di lavoro del proprio gregge, che, come direbbe papa Francesco, avevano l’odore delle proprie pecore. Uno per tutti: don Mario Prandi.
Questa stessa disponibilità che portò Giuliano a essere tra i costituenti della Fondazione Sias, del primo cda e del comitato dei garanti della stessa, socio del centro culturale Francesco Luigi Ferrari e aderente alla Fondazione Gorrieri. E ad accettare di correre per un seggio alla Camera nel partito della Democrazia Cristiana.
Con Giuliano e con i tanti che seppe coinvolgere, la cooperazione si trasformò da mero strumento societario a soggetto politico e, perseguendo le convinzioni della “sinistra modenese”, sostanziarsi come soggetto autenticamente riformista sul piano sociale all’interno dell’economia di mercato, ambito di impegno democratico dei cattolici.
Alla famiglia vanno le nostre sentite condoglianze per la perdita di Giuliano, marito e padre. A chi ha collaborato con lui resta il ricordo di un uomo di forte personalità, appassionato del proprio lavoro, attento alle esigenze delle persone, lucido innovatore e disponibile al confronto.
Come è stato detto, Giuliano è stato un “probo pioniere” che non sarà dimenticato.
Di Gaetano De Vinco