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Confcooperative Modena

Le BCC dell’Emilia Romagna in Assemblea

Si è tenuta lunedì 23 giugno a Bologna (presso la propria sede Via Trattati Comunitari 1957-2007, n. 17) l’annuale Assemblea dei Soci della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna che associa 20 Banche di Credito Cooperativo in Regione, con 366 sportelli, oltre 117.000 soci, circa 700.000 clienti e circa 3.000 dipendenti.
Nel corso dell’Assemblea il presidente della Federazione, Giulio Magagni (anche in qualità di presidente di Iccrea Holding, capogruppo imprenditoriale delle 385 Banche di Credito Cooperativo italiane) ha svolto, alla presenza dei circa 200 partecipanti in rappresentanza delle 20 BCC associate e dei numerosi ospiti (tra cui i Direttori delle sedi di Bologna e di Forlì della Banca d’italia, Francesco Trimarchi e Giovanni Bonfiglio, il Vicepresidente e il Direttore Generale della Federazione Nazionale BCC, Augusto Dell’Erba e Sergio Gatti, e il Presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini), un’approfondita relazione sull’andamento dell’economia nazionale e regionale nonché del comparto creditizio e finanziario con particolare riferimento al Gruppo regionale del Credito Cooperativo.
“I risultati che verranno esaminati e discussi oggi descrivono un anno estremamente difficile e pieno di esiti preoccupanti, non solo di bilancio. Il 2013 sembra essere infatti il peggiore anno economico della nostra storia recente, sia in sede nazionale che in sede regionale. Nel corso dell’Assemblea vedremo come i dati che si sono venuti configurando al 31 dicembre 2013, necessitano un approfondito esame che abbisogna peraltro, a nostro avviso, di una precondizione che ci consiglia di affrontare l’insieme delle problematiche esterne e interne che hanno determinato l’attuale condizione, di distaccarsene per poterle considerare nella loro effettiva sostanza.”
Così il presidente Magagni ha introdotto la carrellata sui risultati 2013 del sistema Bcc emiliano romagnolo: +1,96% la raccolta complessiva, +2,5% la raccolta diretta e +0,2% quella indiretta, -3,7% gli impieghi, +26,3% le sofferenze (in diminuzione sull’anno precedente). Ovvero: “segnali incoraggianti nonostante il perdurare della recessione e ancora evidenti segnali di deterioramento della qualità del credito”.
Le 20 banche mutualistiche (21 con BSM) coprono circa il 78% del territorio regionale con 366 sportelli (378 con BSM), 117.234 soci (+3,61% sul 2012 con un incremento di 4.052 unità), 2.976 dipendenti (3.128 con BSM) e oltre 690mila clienti. Sempre a fine 2013 i fondi intermediati totali hanno raggiunto i 20.405 milioni di Euro (+4,657%).
Nel passivo la crescita della raccolta diretta al lordo dei PCT e delle Obbligazioni ha registrato un incremento del 2,54 per cento (+2,51% con BSM), raggiungendo una consistenza a fine esercizio di 13.935 milioni di Euro (15.179 con BSM). La raccolta indiretta nello stesso periodo (valori di mercato) ha raggiunto i 4.474 milioni di Euro con un decremento sul 2012 del – 0,2 per cento (5.056 con BSM -0,12%).
Gli impieghi verso la clientela residente, sono diminuiti del -3,73% (-3,66% con BSM), e si sono attestati a 12.409 milioni di Euro (13.415 con BSM). Il rapporto impieghi/depositi è passato dal 99,85% del 31.12.2012 (94,04% con BSM) all’89,05% del 31.12.2013 (88,38% con BSM). Le partite in sofferenza si sono attestate a 947 milioni (1.060 con BSM), con un aumento del 26,3% (26,34% con BSM) sul 2012. Esse hanno rappresentato il 7,63% (7,90% con BSM) degli impieghi economici con un’incidenza sul patrimonio di vigilanza del 54,35% (54,46% con BSM).
Il patrimonio a fine esercizio ammontava a 1.743 milioni di Euro (1.947 con BSM). Passando ai conti economici si osserva che il margine di intermediazione è calato del 4,66% e i costi operativi sono calati del 10,83%. La perdita dell’esercizio è stata complessivamente di poco superiore ai 3 milioni di Euro, prevalentemente frutto degli accantonamenti imposti dall’Organo di Vigilanza.
Dall’analisi svolta è possibile trarre alcune conclusioni di ordine generale:
– Dal confronto con il mercato emerge che le Bcc hanno continuato a garantire un sostegno ai territori, mantenendo un radicamento con il territorio di riferimento che potrà essere messo a frutto nel momento della ripresa, contando sul fatto che l’attuale struttura patrimoniale delle Bcc ER presenta spazi per sviluppare gli impieghi (infatti il rapporto impieghi su raccolta è mediamente inferiore al 90%).
– Sarà necessario, considerando l’evoluzione delle sofferenze nel periodo post crisi, porre massima attenzione alla qualità degli impieghi che si andranno ad erogare, poiché ancora non si è arrestato il flusso delle nuove sofferenze delle Bcc ER, nonostante il grande sforzo posto in essere negli ultimi anni.
– Dal punto di vista della raccolta da clientela, nonostante le tensioni degli ultimi anni, ascrivibili prevalentemente alla necessità imposta dai prossimi requisiti normativi sul tema della liquidità, le BCC dell’Emilia Romagna mostrano una tenuta delle quote di mercato.
– Dal 2011 i bilanci delle BCC dell’Emilia Romagna presentano livelli di crescita del margine di intermediazione superiori al margine di interesse. La redditività è quindi realizzata non più soltanto con la leva della forbice tassi ma grazie alle altre componenti, tra cui, in particolare, dall’utile generato dalla finanza. Ma questo contributo nel 2015 verrà ridimensionato, quindi diventa necessario individuare, per il prossimo futuro, fonti sostitutive di redditività (finanza, CRM).
Per quanto riguarda la necessità di una razionalizzazione sul territorio di banche e sportelli, il presidente Magagni ha aggiunto in conclusione: “Mi sento di esprimere, nuovamente, una indicazione che abbiamo già dato in altre relazioni riguardante le possibili fusioni: si ritiene che laddove vi sono pesanti sovrapposizioni sia opportuno valutare e approfondire, anche mediante rigorosi progetti industriali, la possibilità di dare vita a fusioni di banche limitrofe in grado di presidiare meglio territori più allargati e assicurare risposte economiche per le comunità locali, in una fase economica che richiederà certamente una forte partecipazione delle banche per la creazione di nuovo sviluppo”.