Sanità, Confcooperative ER ai candidati: investire su cure primarie e medici di famiglia
«La pandemia ha evidenziato che occorre smettere di potenziare esclusivamente le strutture ospedaliere senza che siano integrate realmente con le cure primarie e i medici di medicina generale, i quali vanno sostenuti anche con personale per fronteggiare le cronicità degli assistiti e alleggerire le mansioni burocratiche.
È pertanto necessario aumentare fino al 9% la quota del fondo annuale nazionale assegnato alla Regione per le cure primarie, fermo al 6% da oltre 40 anni.
Solo investendo sulla sanità territoriale si possono sgravare i Pronto soccorso sempre più al collasso e abbattere le liste d’attesa, ancora troppo lunghe».
È l’appello ai candidati alle elezioni politiche lanciato dal presidente di Confcooperative Sanità Emilia-Romagna Euro Grassi, che ha redatto un manifesto con le priorità di intervento nell’ambito del sistema sanitario regionale.
«Dobbiamo mettere i medici di medicina generale nelle condizioni di svolgere il loro lavoro. Oggi è impossibile perché sono subissati da centinaia di richieste quotidiane e troppi adempimenti burocratici da gestire – continua Grassi –
Alle aziende sanitarie andrebbero delegati servizi di supporto ai mmg, come call center informativi e di prenotazione. Vanno poi previste adeguate indennità per poter usufruire di infermieri e collaboratori che possono essere inquadrati all’interno delle cooperative di medici e supportarne il lavoro, così da rendere più efficiente il servizio. Inoltre, occorre programmare corsi di formazione specifica in medicina generale sul reale fabbisogno dei nostri territori previsto per i prossimi anni».
Il presidente regionale di Confcooperative Sanità chiede inoltre che « le Case della salute e gli Ospedali di comunità siano trasformati in un vero servizio sanitario di territorio come polo H24 di continuità assistenziale, percorsi di cura per pazienti cronici, vaccinazioni, accertamenti di base e specialistici da poter svolgere in tempi rapidi. È necessario – aggiunge Grassi – modificare il Pnrr affinché le risorse sui servizi alla persona e sulla sanità territoriale non si concentrino esclusivamente sulla costruzione di strutture fisiche come Case della Salute e Ospedali di comunità, ma sia previsto un congruo finanziamento anche alle spese di gestione e di personale per cure primarie e medici di medicina generale».
Sulla carenza di personale riscontrata a tutti i livelli, il presidente di Confcooperative Sanità Emilia-Romagna chiede, tra le altre cose, di «valorizzare la figura dell’operatore socio-sanitario specializzato (oss-s) prevista dall’accordo Stato-Regioni del 2003, affinché possa svolgere attività assistenziali sotto supervisione infermieristica nei contesti dell’assistenza socio-sanitaria territoriale».
Grassi sottolinea anche l’importanza del ruolo delle cooperative di medici, infermieri, farmaceutiche e mutualistiche che possono contribuire in modo determinante a garantire per il sistema sanitario regionale prestazioni, servizi e tenuta sociale, candidandosi a essere un pilastro sussidiario e complementare nel riassetto della medicina territoriale.
È fondamentale comprendere che le nostre sono vere cooperative e non mere società di professionisti create ad hoc per somministrare personale medico agli ospedali in carenza, soprattutto nei Pronto soccorso, in sostituzione delle figure mancanti. La nostra cooperazione sanitaria di qualità, presente da decenni in questa regione, non fa intermediazione di professionisti specializzati nei reparti ospedalieri, – conclude il presidente di Confcooperative Sanità Emilia-Romagna – ma lavora nella medicina territoriale in una logica sussidiaria e nient’affatto sostitutiva del sistema sanitario regionale».
Alle candidate e ai candidati alle elezioni politiche 2022 :
quali azioni programmatiche si sono individuate per potenziare concretamente le cure primarie territoriali e le loro cooperative di servizio ?
Le Case di Comunità/della Salute ci sono da anni, ma sono solo poliambulatori Ausl a porte stagne con solo una medicina di gruppo di 3-9 MMG, mentre gli altri 23 MMG in media del NCP/AFT sono fuori e non collegati, non sono H 24, non sono in ogni Comune e non garantiscono ovunque la prossimità della medicina di famiglia, men che meno in campagna, in collina ed in montagna.
Chi afferma che sia necessario rendere dipendenti i MMG, ignora che per sostituire un MMG convenzionato, considerate ferie, malattia e gravidanza, occorrono tre medici dipendenti e che, per non sguarnire il territorio, sarebbe necessario aprire, gestire e dotare di personale un numero spropositato di studi medici di prossimità: a parte che non ci sono i finanziamenti necessari, perché per farlo occorrerebbero molti PNRR, e che sparirebbero il rapporto di fiducia e la libera scelta da parte del cittadino, con le attuali metodologie di prenotazione CUP le liste di attesa per essere visitati dal MMG dipendente sarebbero di alcuni anni e aumenterebbe di certo il ricorso ai PS, intasando gli Ospedali.
La pandemia ha invece evidenziato che :
– si deve smettere di potenziare sempre e solo gli ospedali, senza mai integrarli realmente, informaticamente e con telemedicina, con le Cure primarie ed i MMG, anche per i PDTA della cronicità;
– è indispensabile finanziare e potenziare subito il filtro territoriale dei Medici di Famiglia, non solo con Case di Comunità e OSCO da PNRR, ma anche con infrastrutture di prossimità, personale, infermieri di studio e informatizzazione in rete con il server dei dati clinici dell’Ausl per cui lavorano, aumentando almeno al 9% il budget da Fondo annuale SSN alla Regione/Ausl assegnato alle Cure primarie, fermo dal 1979 al 6%, pur assistendo i MMG il 98% della popolazione per 363 giorni all’anno statistici, pur avendo chiusi molti ospedali, divenuti solo per acuti, e pur essendo esplosa la cronicità e la fragilità dei cittadini sempre più anziani, altrimenti non ci saranno mai posti letto liberi negli ospedali e nelle terapie intensive;
– gli ambulatori Covid MMG, che hanno consentito di evitare il collasso degli ospedali, debbono essere previsti ovunque in emergenza, assieme alla domiciliarità delle USCA.
Per adeguare le cure primarie territoriali post pandemiche occorre :
– Togliere subito ai MMG tutte le burocrazie delegate loro dai vari servizi Ausl, semplificare e informatizzare sempre e preventivamente le altre;
– Far rispondere sempre ed entro poco tempo i call center, i CUP e i servizi Ausl, dotandoli di personale e strumenti adeguati, liberando così i MMG da centinaia di chiamate, whatsapp, ecc. che stanno impedendo loro anche di visitare e assistere al meglio i pazienti cronici e allettati;
– Azzerare immediatamente i tempi di attesa specialistici e diagnostici, affidando il pregresso al privato accreditato e al privato, per ridurre le telefonate ai MMG e non costringerli a inviare i pazienti in ospedale per avere risposte diagnostiche in tempi brevi;
– Collegare direttamente i gestionali informatici dei Medici di Famiglia, per i dati dei loro assistiti, ai PS, reparti, laboratori e specialisti, tramite il server aziendale dei dati clinici, nominandoli Responsabili esterni ex artt.4-28 GDPR EU Privacy;
– Dotare ogni MMG delle indennità necessarie a poter usufruire, anche tramite le proprie società di servizio cooperative, di strutture, due infermieri e un collaboratore di studio dedicati per far fronte alla cronicità di almeno il 50% dei loro assistiti, come in Inghilterra e Catalogna;
– Favorire la fornitura detassata e defiscalizzata di strutture, personale e fattori di produzione ai MMG tramite le loro società di servizio cooperative e abolire l’incompatibilità per i MMG di essere soci della loro cooperativa di servizio, se accreditata SSR per fornire beni, strutture, servizi e personale ai MMG soci;
– Chiarire e normare il nuovo ruolo delle Medicine di Rete e di Gruppo dei MMG-PLS nell’ambito delle AFT, nonché quello delle loro società di servizio anche cooperative, del tutto scotomizzato e ostacolato nell’ACN 2016-2018;
– Fornire a breve gli strumenti diagnostici di base ai MMG previsti dal Provvedimento del Ministero della Salute incluso nella Legge di Bilancio 27 12 2019 n. 160 GU 304 30/12/2019 art. 8 commi 449-50;
– Realizzare telemedicina e teleconsulto con specialisti dipendenti o convenzionati, pagati secondo tariffe ancora da stabilire per rispondere in tempo reale, anziché dover spostare i cronici dal territorio all’ospedale, o favorire e incentivare la dotazione degli strumenti e dei servizi di refertazione ai MMG, anche per i PDTA della cronicità, tramite la sussidiarietà e la complementarietà delle loro società cooperative di servizio;
– Fornire a ogni Nucleo di Cure Primarie – Aggregazione Funzionale Territoriale una struttura dotata di personale e prenotazioni on line per le vaccinazioni di prossimità dei MMG, direttamente o tramite le società di servizio cooperative dei MMG, concedendo adeguate indennità ai MMG e alle loro cooperative di servizio per le spese di struttura e personale;
– Far funzionare le Case di Comunità come polo H 24 di continuità assistenziale, percorsi di cura dei cronici, vaccinazioni di massa e accertamenti di base e specialistici in tempi rapidi;
– Reingegnerizzare la Continuità assistenziale territoriale H12 e H24, dotandola di una Centrale 116-117 (ad es. con un’unica Centrale Operativa Territoriale – COT – su base provinciale o aziendale) e armonizzandola con l’Emergenza Sanitaria Territoriale-118, i PS e punti di primo intervento;
– Organizzare le strutture intermedie degli OSCO e degli Hospice soprattutto come casse di espansione delle cure primarie, anziché solo per dimissioni ospedaliere, che debbono divenire solo previo accordo con il servizio di accoglienza aziendale territoriale;
– Ridisegnare e potenziare le Cure primarie territoriali nelle zone montane e disagiate con reti informatiche via spazio, teleprenotazione, teleconsulto e telemedicina con possibilità di monitoraggio automatico dei dati verso una centrale e il MMG curante (ad es. per i diabetici e gli scompensati);
– Integrare la Farmacia dei servizi nella rete territoriale, anche a supporto delle attività dei MMG e come eventuale comune spoke vaccinale;
– Sbloccare per i MMG il Fondo nazionale INAIL ex art 1 comma 530 Legge 31/12/2018, appositamente istituito presso la Conferenza Stato-Regioni e fermo inspiegabilmente dal 2019;
– Programmare subito i corsi di formazione specifica in Medicina Generale sul reale fabbisogno regionale di MMG dei prossimi anni.
Le richieste di Confcooperative Sanità Emilia Romagna per la riforma dell’assistenza territoriale :
Alla luce delle criticità e delle evidenze risultanti dalla pandemia covid, è necessario attivare percorsi di co-programmazione e co-progettazione per adeguare il SSR alle nuove esigenze assistenziali dei cittadini che coinvolgano direttamente e permanentemente anche le forze cooperative oltre a quelle sociali ed ai corpi intermedi.
Il movimento cooperativo, attraverso la sua presenza territoriale diffusa e le varie forme di impresa che lo caratterizzano, mediche, socio-sanitarie, farmaceutiche e mutualistiche, costituisce un oggettivo e solido riferimento che può contribuire in modo determinante a garantire per il SSR emiliano-romagnolo prestazioni, servizi e tenuta sociale, candidandosi a essere un pilastro fondamentale sussidiario e complementare anche nel riassetto della medicina territoriale.
È fondamentale comprendere, a livello politico e aziendale, che le società tra professionisti, che solo fiscalmente adottano la forma cooperativa, anziché l’srl loro consona, e somministrano solo personale medico agli Ospedali, soprattutto nei PS, non sono, invece, “vere cooperative” e che per farlo debbono essere anche iscritte in un apposito Registro tenuto dal Ministero del Lavoro.
È necessario :
– Riconoscere e valorizzare il partenariato tra sistema pubblico e privato accreditato nel quadro della nuova architettura dell’assistenza territoriale delineata dal PNRR e recepita nell’ordinamento dal D.M. 77, dando piena attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale e riconoscendo il ruolo di soggetto gestore/erogatore degli interventi elettivamente anche al privato sociale cooperativo.
– Ridisegnare in modo incisivo il sistema di offerta territoriale valorizzando il partenariato pubblico-privato sociale e integrando modelli organizzativi no profit in grado di interconnettere professionisti e setting assistenziali cooperativi in un’ottica di rete di assistenza primaria policentrica sussidiaria, complementare e accreditata SSN, integrata e digitalizzata, fondata su quattro assi: farmacia dei servizi; cooperative di medicina generale, cooperative specialistiche e di diagnostica, reti di cooperative socio-sanitarie. È importante, inoltre, considerare il ruolo complementare e sussidiario del Terzo Pilastro integrativo garantito dalle cooperative mutualistiche.
– Modificare il PNRR in modo tale che nel settore dei servizi alla persona e in sanità territoriale non si concentrino esclusivamente i finanziamenti sulla costruzione di strutture fisiche Hub (CdC/OSCO), ma sia previsto anche un congruo spazio di finanziamento per le spese di gestione delle strutture e del personale, rivedendo a favore delle Cure primarie territoriali anche la percentuale budgetaria annuale necessaria loro assegnata del Fondo Sanitario Nazionale annuale alla Regione/Ausl, delineando reti pubblico-private di assistenza primaria con terminali di accesso fisico spoke diffusi nel territorio, forniti anche dalle cooperative mediche e farmaceutiche e dalle farmacie dei servizi.
– Le Case di Comunità finanziate dal PNRR rappresentano gli hub del sistema, mentre le cooperative di MMG potrebbero essere lo strumento organizzativo per fornire alle Aggregazione Funzionali Territoriali (AFT) della Medicina Generale strutture spoke di prossimità, anche per vaccinazioni e PDTA, dotate di personale amministrativo e infermieristico e, in connessione con le farmacie dei servizi, e costituire reti territoriali in grado di intercettare, gestire e/o orientare la domanda assistenziale. Le Rsa, attraverso una revisione dei criteri di accreditamento, potrebbero dotarsi di nuclei da 20 posti letto equiparabili agli ospedali di comunità (OSCO).
– Realizzare una riforma che assicuri servizi di cura e assistenza alle persone anziane fragili e/o non autosufficienti con una regia istituzionale unitaria che governi il sistema, avendo come perno centrale la costruzione di una Long care integrata comprendente servizi domiciliari, semi-residenziali e residenziali in una prospettiva di filiera e di integrazione socio-sanitaria che, ai diversi livelli, assicuri la continuità ospedale-territorio e la presa in carico dell’anziano nell’ambito di continuum assistenziale multi-professionale e integrato, consentendo anche la libertà di scelta del cittadino tra diversi erogatori accreditati.
– Facilitare la strutturazione di filiere cooperative integrate per servizi di continuità assistenziale territoriale, individuando un punto unico di accesso e di presa in carico dei bisogni sanitari complessi (PUA) anche a livello complementare e sussidiario di quello delle Ausl.
– Dare piena e rapida applicazione all’accreditamento delle cooperative socio-sanitarie per l’assistenza domiciliare, ex legge di Bilancio 2021 (art.1 comma 406) e Intesa in Conferenza Stato-Regioni 04 agosto 2021, ripristinando pienamente la visione e lo spirito della L. 328/2000 per sistemi territoriali premianti la co-progettazione, la cogestione e lo sviluppo integrato, interrompendo la pratica, ancora dominante, di appalti premianti solo il massimo ribasso sul prezzo anziché la qualità dei servizi ai cittadini.
– Intervenire sulla carenza strutturale, oltreché di personale sanitario, anche di quello infermieristico, valorizzando la figura dell’operatore socio-sanitario specializzato (oss-s), prevista dall’Accordo Stato-Regioni del 16 01 2003, al fine di ovviare all’endemica carenza di personale infermieristico, che svolga alcune attività assistenziali sotto la supervisione infermieristica nei contesti propri dell’assistenza sociosanitaria territoriale (domicilio, centri diurni, Osco, Rsa).
Dott. Euro Grassi – presidente Confcooperative Sanità Emilia-Romagna – euroreit@tin.it